Pagine

lunedì 22 novembre 2010

Tra storia e leggenda: la cucina della Sicilia

Il verde della costa, il giallo dell'entroterra, l'azzurro del mare e il nero della lava e dell'ossidiana: sono questi i colori che ritroverete nella cucina siciliana quando avrete la fortuna di venire a contatto con essa. Chiunque di voi sia stato in Sicilia sa bene che l'incontro con il cibo di questa terra rimane impresso nella memoria di chi vi viene in contatto. Pagine di storia scorrono sulle tavole di questa splendida isola.

Uno scorcio di Sicilia

Una storia antica di oltre tremila anni che sbarca sulle coste di questa terra selvaggia, fertile e soleggiata. Una  storia che parla le lingue delle tante genti giunte qui, ciascuna sfuggita a guerre e naufragi, portate qui dalla sete di conoscenze e dai commerci. In Sicilia persino i piatti più semplici come il pane e olio hanno una loro storia.Sarà per questo che ancor oggi il pane riveste una funzione sacra, assolvendo a precisi rituali mai scalfiti dal tempo.Che dire poi della cucina di strada, una tradizione che risale ai tempi dell'antica Grecia, quando si mangiava per strada nel thermopolion. Passeggiando per i banchi i viandanti venivano sedotti dai profumi del cibo cotto, da piluccare sul posto. Per lo più si trattava di verdure bollite, interiora bollite o arrostite sulla brace, pesci fritti. Questo è quello che accade ancor oggi tra i voli e gli animati mercati di Palermo.

Pasta con le sarde

Un ruolo di primo piano nella cucina siciliana gioca naturalmente la pasta in tutte le sue infinite varianti. Fu intorno al 900 che a Trabia, vicino Palermo, fu impiantato il primo stabilimento per la produzione di ytria, lo spaghetto in arabo, da cui deriva pure il nome del paese. Di pasta si nutrirono tutti i siciliani: nobili e plebei, ricchi e poveri. Pare che dobbiamo al cuoco di un generale arabo, Eufemio, l'invenzione di quello che è uno dei più conosciuti piatti siciliani: la pasta con le sarde.
Nelle intenzioni di quell'uomo si trattata di sfamare le truppe, attestate attorno a Siracusa, con un piatto unico e sostanzioso. I finocchietti selvatici servivano a smorzare il tanfo delle sarde non proprio fresche, e contro l'intossicazione alimentare ci misero i pinoli conosciuti allora come antidoto.
Cassata siciliana
Nel periodo più dolce della sua storia, la Sicilia conobbe lo zucchero di canna, questo impastato con la ricotta di pecora fu la base della famosa cassata siciliana, il cui nome deriva da un malinteso: quas'at si chiamava il pentolino di rame dove si impastava la ricotta e non certamente il contenuto. Visto che parliamo di dolci, il grande sviluppo della pasticceria siciliana si ebbe intorno all'anno Mille. Parlando di dolci mi viene in mente soprattutto la frutta martorana, il cui nome è legato alle suore della Chiesa palermitana  di Santa Maria dell'Ammiraglio, le quali producevano questi frutti per le nobili signore dell'Ordine di San benedetto, voluta dalla nobildonna Elsa Martorana.

Frutta Martorana
La leggenda vuole che un cardinale avesse deciso di visitare quel convento per ammirarne lo splendido giardino. Ma era pieno inverno e gli alberi erano spogli. Quelle pie donne pensarono bene di confezionare con una pasta di farina di mandorle e zucchero dei piccoli frutti colorati, in tutto e per tutto uguali agli originali.e addobbarono con quelli i rami degli alberi spogli. 

Nessun commento:

Posta un commento