sabato 15 gennaio 2011

Un viaggio alla scoperta del cioccolato

“Il solo mezzo per liberarsi dalla tentazioni è cederle” diceva Oscar Wilde riferendosi al cioccolato.
E’ proprio vero, nessuno riesce a resistergli specie se ci si trova all’interno di un luogo dove a guidarti sono gli intensi profumi del cacao e appena arrivati si è accolti da una tavola ricca di cioccolata di ogni tipo.
Questo è quello che succede se si visita la Casa del cioccolato della Perugina a San Sisto. Camminando in questo luogo si ha la sensazione di sfogliare un ricco album illustrato fatto da imperatori e regine, vescovi e mercanti, papi e libertini, esploratori e cuochi pasticcioni, cardinali golosi, sperimentatori geniali, ognuno dei quali ha segnato l’incredibile storia del cioccolato.
La Casa del cioccolato è aperta a tutti gli appassionati che vogliono scoprire attraverso la storia della Perugina tutti i segreti dell’oro nero dei maya.
Una leggenda azteca narra che la pianta del cacao nacque dal sacrificio di una coraggiosa principessa, disposta a morire pur di non rivelare dove fossero custodite le ricchezze del regno. Nel punto in cui cadde la principessa nacque un albero dai frutti rossi come il sangue, forti come il coraggio, amari come la sofferenza.
Il primo a dare notizia della scoperta del cioccolato fu Hérnan Cortez nel 1520. Arrivato in Europa alla Corte di Carlo V, il cacao si diffuse come bevanda stimolante e medicamento. All’interno dei chiostri i Gesuiti tritavano i semi di cacao custodendo gelosamente una ricetta che sostituiva la componente speziata con zucchero, anice, cannella, acque di rosa ed arancia, mandorla e nocciole tritate.
Fu lo scambio di cuochi in occasione del matrimonio dei Savoia con l’Infante di Spagna e le principesse francesi a favorire il diffondersi della cioccolata. L’infanta Anna d’Austria, sposa di Luigi XIII, importò non solo la moda della bevanda ma anche il rito della preparazione unitamente alla sperimentazione di nuove ricette.

Quanto all’Italia, il primo carico di cacao arrivò in Toscana nel 1606 grazie all’aristocratico fiorentino Antonio Carletti. Alla Corte dei Medici la cioccolata diventò oggetto di accostamenti e nuove aromatizzazioni. Unita ad agrumi e gelsomino diede vita ad una ricetta segreta di Francesco Redi (archiatra speziale, membro dell’Accademia della Crusca) che tutti avrebbero voluto scoprire: “Prendi cacao abbronzato e ripulito e stritolato grossolanamente libbre 10…gelsomini freschi da  mescolare con detto cacao…poi piglia zucchero bianco buono asciutto libbre VIII Vaniglia perfetta once III. Cannella perfetta Once 6. ambra grigia scrupoli II e secondo l’arte si fa la cioccolata”. Furono i mercanti piemontesi ad esportare la cioccolata nella vicina Svizzera e fu, presumibilmente, in Piemonte  che, nel Settecento, iniziò a diffondersi dalla Francia la moda delle uova di cioccolato. Ed è sempre in Piemonte che nel periodo illuminista si ebbe il boom del cioccolato italiano. A Torino si diffuse dapprima la Bavaresia, una specie di mousse al cioccolato destinata alla prima colazione della nobiltà. Seguirà il Bicerin, mix di caffè, cioccolato e crema di latte servita in piccoli bicchierini, che ebbe fra gli appassionati anche Cavour, Alexandre Dumas, Friedrich Nietzsche. 



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