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La palma della nobiltà spetta alla Serenissima. Anche in tavola Venezia è un universo di fascinose tradizioni e straordinaria ricchezza di apporti, da scoprire analogamente a come si scoprono gli scorci di calli e campielli, le altane e i comignoli sui tetti, i capolavori del Tintoretto o del Bellini, nascosti nelle chiese. Il piatto simbolo della cucina veneziana sono le Sarde in saòr, piatto che svela le marcate influenze ebraiche.
Vi assicuro che gli odori e i colori del mercati di Rialto sono una vera sorpresa. Qui si può trovare il pesce fresco, sotto una loggia affacciata dal Canal Grande; della frutta e della verdura poco distante dal Ponte. Il viaggio prosegue per ombre e cicheti, ovvero per calici di vino e stuzzichini: seppioline e gamberetti di laguna, polentine, acciughette, baccalà. Dalle piccole cucine delle osterie che a Venezia si chiamano bàcari si passa alla grande atmosfera dei locali storici : Il Florian, il Lavena e il Quadri, il Cipriani.
I piatti della tradizione, talvolta conditi con spezie e odori che richiamano alla mente l’Oriente, vanno dal pesce in saòr, macerato in aceto con cipolle, al baccalà mantecato, moleche, piccoli granchi senza carapace passati in pastella e fritti; riso in cavroman, a base di carne di castrato rosolata e aromatizzata con chiodi di garofano e cannella; risi e bisi, fegato alla veneziana.
Quanto ai vegetali, dagli orti di Murano e Sant’Erasmo e dalle altre isole della laguna vengono verdure di eccezionale qualità, capofila il carciofo violetto di Sant’Erasmo; ma anche buona frutta, pere, pesche, giuggiole e susine.
Quanto ai vegetali, dagli orti di Murano e Sant’Erasmo e dalle altre isole della laguna vengono verdure di eccezionale qualità, capofila il carciofo violetto di Sant’Erasmo; ma anche buona frutta, pere, pesche, giuggiole e susine.
Il paesaggio peschereccio è completato dalle isole dei Cantieri, gli “squeri”, che vantano una tradizione di cultura materiale che affonda nel periodo medievale. Il loro statuto, la Mariegola di san Giuliano, risale al 1211 e si configura come uno dei primi esempi in Europa di società che percorse il mutuo soccorso.
Il polso della sua vocazione marinara e peschereccia, e anche della sua tavola, lo dà il vecchio mercato del pesce lungo il canale della Vena: oltre al comune pescato, si trovano branzini, cefali, anguille delle valli da pesca venete, “moleche”, schie (gamberi grigi) della laguna di Venezia. Pochi passi al di là del canale stanno le bancarelle con i prodotti della campagna, perché a Chioggia come a Venezia economia e gastronomia sono in felice equilibrio tra l’orto e il mare: ecco allora il radicchio rosso di Chioggia e la zucca marina, la “suca baruca” cucinata al forno e un tempo venduta per strada, e poi barbabietole rosse e carote, cicorie e cipolle bianche, patate e sedani verdi. Dopo il mercato e un eventuale cicheto in osteria, la pura tradizione chioggiotta propone il risotto con i go, i ghiozzi di laguna, o le “biberasse in cassopippa” (le vongole nel coccio stufate). Sorprende anche la tradizione di pasticceria, povera, da forno ma varia: biscotti secchi detti pevarin, scuri per il cioccolato e il pepe nero messi nell’impasto; la torta ciosota, nel cui impasto entrano radicchio rosso, carote, nocciole e mandorle.
Il nostro itinerario si conclude a Vicenza, una cittadina davvero elegante e nello stesso tempo molto semplice, dove il principale mezzo di trasporto rimane la bicicletta.. La pianura vicentina converge con le sue ricchezze gastronomiche nel capoluogo, all’ombra delle architetture olimpiche del Palladio. Patrimonio per l’umanità dell’Unesco, la città del Palladio richiede una visita per certi versi obbligata intorno all’asse di corso Palladio, punteggiato di nobili palazzi. In città si va per trattorie a degustare i piatti della tradizione. La gastronomia vicentina è ricca di prodotti caseari e di salumeria: a cominciare dal formaggio Asiago Dop proveniente dagli altipiani, alla soppressa vicentina dell’alta Val Leogra. Dalla fascia di colline prealpine e dall’alta pianura del Bacchiglione e del Brenta i vini: spumante Lessini-Durello, Recioto di Gambellara, Torcolato di Breganze e gli ortaggi, come il broccolo fiolaro di Creazzo appena a ovest di Vicenza. La bassa pianura irrigua produce seminativi e ha la sua bandiera nel riso di Grumolo delle Abbadesse, Vialone Nano e Carnaroli, coltivato fin dal Cinquecento. A sud di Vicenza, i Colli Iberici danno un vino Doc leggero e un prosciutto delicato e dolce, che ha il suo centro a Montagnana, nel padovano.
Che bello il veneto.......
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